martedì 27 agosto 2013

PROGETTI DI PREVENZIONE SUL TERRIRORIO DI ROMA CAPITALE

L’adolescenza rappresenta un periodo evolutivo particolarmente critico, in quanto il giovane si trova ad affrontare diversi cambiamenti a livello fisico, psicologico e sociale, senza aver ancora sviluppato una identità adulta. Vale la pena di sottolineare, a tal proposito, due progetti realizzati dall'Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, volti - principalmente - a prevenire l’uso di sostanze stupefacenti e di comportamenti devianti nei giovani adolescenti. Di particolare interesse, sono il progetto “City Care Sportello Sociale” e il progetto “Prevenzione giovani e Peer Education”. 

Il Progetto “City Care” è nato con l’obiettivo di contattare ed informare giovani tra i 12 e i 30 anni, raggiungendoli nei luoghi di aggregazione da loro maggiormente frequentati, come pub, locali, discoteche, piazze, stazioni e simili. Sono stati creati punti informativi e sportelli di riferimento, mediante l’utilizzo di cinque camper mobili. Tra gli obiettivi primari: sensibilizzare ed informare i giovani sulle conseguenze negative derivanti dall'assunzione di sostanze psicoattive e di comportamenti a rischio e, parallelamente, promuovere salute e stili di vita sani. Nell'attività di sensibilizzazione sono stati coinvolti anche altri soggetti che, a vario titolo, sono a stretto contatto con i giovani, come gestori di locali pubblici, associazioni, agenzie formative, palestre, consultori, servizi sociali e simili. 

La “Peer Education”, letteralmente “educazione tra pari”, rappresenta un modello formativo particolarmente utilizzato nell’ambito della promozione della salute e, più in generale, nella prevenzione dei comportamenti a rischio in età evolutiva. Il modello si basa sull’influenza e l’educazione reciproca che avviene tra pari o tra giovani appartenenti allo stesso gruppo, attraverso l’attivazione di un apprendimento interagente e condiviso. Il gruppo dei pari riveste un ruolo fondamentale, proprio all’interno del gruppo, è possibile attivare un processo di condivisione di conoscenze, emozioni ed esperienze tra i ragazzi, rappresentando così una potenziale risorsa per il loro apprendimento e per la loro crescita personale. Grazie a tale approccio, i giovani possono diventare davvero persone attive nella loro formazione e, nel contempo, promotori del proprio e altrui percorso di crescita finalizzato alla promozione del benessere psico-sociale.

giovedì 22 agosto 2013

BUONE PRATICHE PER I GENITORI


La famiglia costituisce il primo contesto educativo e di socializzazione dell’essere umano, il nucleo fondamentale in cui si assimilano modelli, stili di vita, regole e, nel contempo, si acquisiscono gli strumenti indispensabili per affrontare le difficoltà proposte dalla vita. Nell’ambito della tossicodipendenza è emerso che non tutte le persone entrate in contatto con sostanze psicoattive, presentano lo stesso rischio di sviluppare una dipendenza: oltre alle caratteristiche individuali, anche quelle relative l’ambiente familiare, possono concorrere a determinare l’aumento o la riduzione del rischio. Relazioni familiari solide e significative, possono risultare potenti fattori protettivi per prevenire comportamenti a rischio degli adolescenti. Si evince, dunque, la necessità di fornire ai genitori gli strumenti adeguati per affrontare, con i propri figli, i problemi legati ai comportamenti a rischio, tra i quali, in particolar modo, quelli relativi all’assunzione di sostanze stupefacenti. Dati statisticamente significativi evidenziano l’importanza di alcuni fattori familiari, definiti “protettivi”, nei confronti dei comportamenti a rischio; tra i principali si rilevano:

-Dare regole: è utile, sin dall’infanzia, esporre regole chiare al bambino in modo da fornirgli strumenti validi, attraverso i quali, poter regolare le proprie emozioni e i propri istinti, senza ricorrere ad atteggiamenti negativi e dannosi.
-Accrescere legami positivi: adottando uno stile genitoriale “autorevole” che sappia mediare, da un lato, l’autonomia e l’indipendenza del figlio e, dall’altro, il rispetto delle regole. In questo modo, è possibile aumentare la resilienza nel giovane, ossia tutte quelle risorse personali che gli permettono uno sviluppo flessibile ed equilibrato, anche in contesti ambientali particolarmente difficili.
-Favorire il dialogo e la comunicazione: lo scambio comunicativo in famiglia non deve ridursi a una semplice trasmissione di messaggi, bensì, dovrebbe essere una comunicazione affettiva volta a sottolineare la presenza di regole chiare e definite e promuovere la trasmissione di valori familiari pro-sociali. Così concepita, la comunicazione aiuta a instaurare una relazione genitore-figlio basata sull’affettività, l’ascolto attivo ed il rispetto reciproco, nonché, aiuta il giovane a replicare questi stessi atteggiamenti, per entrare in relazione con gli altri in maniera propositiva ed efficace.
-Fornire informazioni: per i genitori, possedere informazioni adeguate e aggiornate sulle sostanze stupefacenti e sui danni che queste provocano, è di fondamentale importanza per promuovere stili di vita sani e distogliere l’attenzione dei propri figli da comportamenti a rischio dannosi per la loro salute.
-Essere presenti ma non invadenti: i genitori, nelle relazioni familiari, devono essere presenti, ma non invadenti, ossia devono essere in grado di lasciare spazio adeguato ai propri figli, garantendo una genitorialità supportiva nei momenti di bisogno e di maggiore difficoltà.
-Organizzare in maniera chiara e adeguata la quotidianità dell’ambiente familiare: strutturare un’organizzazione chiara e flessibile della quotidianità familiare può aiutare a contenere i momenti di difficoltà e, al tempo stesso, garantire sostegno, regole, ascolto e affettività fra i membri.

In conclusione, per mettere in atto una buona azione preventiva, è necessario realizzare interventi basati sulla sensibilizzazione e informazione delle famiglie, per garantire loro una formazione adeguata e aggiornata sulle sostanze stupefacenti e sui relativi danni.

mercoledì 14 agosto 2013

I Servizi per le Tossicodipendenze (SER.T)


I Servizi per le Tossicodipendenze, ovvero Ser.T, sono servizi pubblici afferenti alle ASL istituiti dalla legge 162/90. Si configurano come servizi ambulatoriali finalizzati a fornire sostegno psicologico e sociale alla popolazione tossicodipendente. All’interno di tali strutture, vengono messi in atto programmi riabilitativi individualizzati ed effettuate attività di controllo dello stato di salute e delle malattie associate alla tossicodipendenza; vengono, inoltre, somministrate terapie farmacologiche e non, finalizzate alla disintossicazione. Per attuare questi interventi, i Ser.T dispongono di équipe multidisciplinari costituite da figure professionali differenti come medici, psicologi, assistenti sociali, educatori professionali, infermieri e assistenti sanitari, al fine di garantire una presa in carico globale che valorizzi la centralità della persona. 

Nell’ambito della proprie competenze provvedono in particolar modo a:
  • Attuare interventi di primo sostegno ed orientamento per i tossicodipendenti e le loro famiglie;
  • Attuare interventi di informazione e prevenzione nei confronti delle fasce giovanili;
  • Accertare lo stato di salute psico-fisica della persona, nonché lo stato di tossicodipendenza;
  • Delineare i programmi terapeutici individuali e gli interventi socio-riabilitativi;
  • Realizzare, direttamente o in collaborazione con altri servizi territoriali di cura, il percorso terapeutico e socio-riabilitativo dell’utente;
  • Attuare interventi di prevenzione delle malattie infettive maggiormente diffuse come l’HIV ed altre patologie correlate alla tossicodipendenza;
  • Monitorare periodicamente l’andamento e i risultati dei trattamenti e degli interventi di ciascun utente tossicodipendente, ponendo particolare attenzione agli aspetti di carattere clinico, psicologico e sociale senza trascurare i dati riguardanti la cessazione di assunzione di sostanze stupefacenti;
  • Rilevare dati statistici ed epidemiologici relativi al proprio operato e al territorio di competenza.

Quanto alla somministrazione delle terapie farmacologiche, finalizzate alla disintossicazione dalle droghe, il farmaco più utilizzato è il metadone che allevia i sintomi della crisi d’astinenza data dagli oppiacei. Negli ultimi anni, si è rilevato un’ impiego terapeutico sempre più frequente di buprenorfina, che, insieme al metadone, sono farmaci antagonisti degli oppiacei e rappresentano rimedi farmacologici più utilizzati presso i Ser.T; Questo deriva anche dal fatto che la tipologia di popolazione che si rivolge a tali Servizi, è prevalentemente costituita da eroinomani. La terapia con il metadone, viene prescritta all’utente dopo diversi colloqui effettuati con gli operatori specializzati del Ser.T volti a stabilire lo stato di necessità e i relativi dosaggi. 

A seconda dei casi, infatti, la somministrazione del metadone, può essere di due tipologie: a “scalare” e di “mantenimento”:
  • La terapia a scalare: consiste nell’assunzione del farmaco in dosi sempre più inferiori, fino ad arrivare a 0 cc. Il periodo di terapia, in questi casi, può variare tra i sei e i dodici mesi circa.
  • La terapia di mantenimento: viene effettuata sia nel caso in cui il metadone viene somministrato per ridurre i sintomi di assuefazione dalla sostanza, che per far fronte a una dipendenza dallo stesso metadone, la cui assunzione diventa cronicizzata.
Affinché il trattamento abbia un esito efficace, infine, è necessario che la terapia farmacologica sia accompagnata da un adeguato sostegno psico-sociale e riabilitativo della persona. Non esistono obiettivi standardizzati dei trattamenti terapeutici che, infatti, devono essere calibrati rispetto alla situazione personale, familiare, sociale e ambientale della persona.

lunedì 12 agosto 2013

L’INFLUENZA DEI FATTORI DI RISCHIO E PROTEZIONE SUI COMPORTAMENTI DI DIPENDENZA


Leggendo il libro, possiamo affermare che uno degli obiettivi principali dello studio “Minerva” è stato quello di indagare quali fattori di rischio e protezione predicano maggiormente il consumo di sostanze. Per quanto riguarda, infatti, l’uso di sostanze legali ed illegali, emerge una notevole influenza delle aspettative sugli esiti di dipendenza. Forti aspettative di lenire l’ansia ed abbassare i livelli di stress, in particolare, favoriscono la percezione di effetti positivi arrecati dalla sostanza. Analizzando il fattore genere, emerge che i maschi, bevitori ed i fumatori di cannabis, siano più predisposti delle donne verso il comportamento di consumo. Un altro fattore significativo riguarda l’età riferita al consumo abituale, tanto è più precoce l’età, tanto più la persona svilupperà una percezione positiva verso la sostanza.
Per quanto riguarda i fattori di protezione, avere una relazione positiva con la madre favorisce una percezione negativa nei confronti di nicotina, alcol, cannabinoidi e stupefacenti;mentre l’attaccamento al padre predice una percezione negativa solo nei confronti della nicotina.


Gli interventi di prevenzione della salute sono finalizzati a contrastare i fattori di rischio ed a rinforzare i fattori di protezione, avendo come obiettivo principale quello di rendere i giovani consapevoli del senso di autoefficacia. Gli interventi di life skills education mirano a sviluppare le potenzialità dei giovani, le loro abilità nell’autogestirsi e a sviluppare le loro capacità di socializzare in maniera sana. Un concetto centrale e largamente diffuso nell’ambito della prevenzione e dell’educazione alla salute è quello di Life Skills. 
Con questo termine, secondo la definizione dell’OMS, si intende l’acquisizione delle capacità di condurre relazioni interpersonali, di sapersi assumere le responsabilità legate al proprio ruolo sociale, di saper scegliere e risolvere le problematiche senza ricorrere a comportamenti che danneggino la propria o altrui persona. 
Nell’ambito stesso della prevenzione della Salute, la Life Skills Education, si è infatti rivelata la tecnica preventiva più completa ed efficace. Quello che rende tale tecnica la più adeguata consiste nella possibilità di scegliere tra le diverse tecniche educative quella più adatta e di aumentare, a seconda delle esigenze, il numero dei destinatari dell’intervento. Il modello è diviso in quattro fasi. La prima fase riguarda la preparazione dell’intervento in cui si analizzano i bisogni e le risorse. La seconda fase è legata alla costruzione degli obiettivi. La terza fase è quella dell’esecuzione dell’intervento realizzata tramite strumenti quali brainstorming, circle time, roleplaying. L’ultima fase riguarda la valutazione dell’azione per verificare l’efficacia dell’intervento.

mercoledì 7 agosto 2013

I SERVIZI A SOGLIA INTERMEDIA


L’offerta terapeutica e riabilitativa, rivolta a persone con problemi di tossicodipendenza, prevede una varietà di Servizi con diverse soglie di accesso, che si rivolgono a differenti problematiche dei tossicodipendenti, al fine di proporre interventi e progetti in base alle diverse esigenze dell’utenza. Tali Servizi dovrebbero essere considerati come parte di un unico sistema che condivide obiettivi e finalità. 

I Servizi del Terzo Settore si suddividono sulla base delle diverse soglie di accesso degli utenti, ovvero bassa, intermedia ed alta. I Servizi a bassa soglia si rivolgono a quegli utenti che hanno forti difficoltà a modificare il proprio stato di tossicodipendenza; i Servizi a soglia intermedia hanno l’obiettivo di fortificare la motivazione della persona al fine di predisporre l’accesso presso un Servizio ad alta soglia, all'interno del quale è richiesta una forte motivazione al cambiamento. Il Servizio a soglia intermedia,quindi, nasce come un Servizio ponte tra i Servizi a bassa soglia e quelli ad alta soglia proponendo una combinazione di interventi di tipo psicologico e socio-educativo con dei percorsi di disintossicazione, al fine di permettere il raggiungimento di una condizione di drug free, necessaria per l’avvio dei percorsi di riabilitazione.

Le attività proposte nei Servizi a soglia intermedia sono mirate a garantire un sostegno psicologico alla persona e favorire il miglioramento della percezione del Sé. Vengono realizzati quindi colloqui clinici individuali, attività di gruppo e, ove possibile, consulenza di coppia e/o familiare, per incoraggiare l’utente al recupero della relazione di coppia e/o con la famiglia di origine.

L'idea di introdurre i Servizi a soglia intermedia risponde ad un semplice bisogno: completare la catena terapeutica attraverso la quale avviene la presa in carico totale della persona tossicodipendente da avviare verso una vita libera dalla droga. Nei Servizi a soglia intermedia si fortifica la motivazione al cambiamento, cercando di indirizzare la persona verso i servizi a soglia alta, dove avviene la fase di cura.

lunedì 29 luglio 2013

La ricerca Minerva: analisi sullo stato delle Tossicodipendenze a Roma

La ricerca Minerva è stata progettata e condotta dall’Agenzia Capitolina sulle Tossicodipendenze, Istituzione di Roma Capitale, in collaborazione con Università di Roma “Sapienza”. Tale ricerca è stata realizzata nell’anno 2010-2011 ed ha coinvolto 6000 studenti di 100 istituti secondari di secondo grado della città di Roma, di età compresa tra 13 e 18 anni. Il Questionario “Minerva”, realizzato ad hoc, è stato somministrato a ciascun studente in forma anonima. La variabili indagate sono quelle socio-demografiche e composizione della famiglia, utilizzo e frequenza della sostanza, conoscenza diretta ed indiretta della sostanza e percezione soggettiva della pericolosità, aspettative nei confronti della sostanza, coinvolgimento di adulti significativi e coetanei nei comportamenti di assunzione e nella dipendenza ed, infine, fiducia nella relazione con il padre, la madre e gli amici.

I dati relativi alla ricerca Minerva vengono suddivise in sostanze legali e sostanze illegali. In merito ai risultati ottenuti, interessanti sono i dati relativi al consumo di alcol, tabacco e cocaina. I dati della ricerca relativi alla nicotina hanno evidenziato un 41% di non fumatori, un 33% di fumatori attuali ed un 26% di ex fumatori. I fumatori hanno dichiarato per il 49% di aver fumato per la prima volta nel parco o per strada e l’84% di averlo fatto con amici.

Per quanto riguarda il consumo alcolico, oltre l’80% dei giovani coinvolti nella ricerca ha dichiarato di aver già bevuto alcolici, di cui il 22% dichiara di essere un binge drinker (da uno a otto episodi di binge drinking nelle ultime due settimane), mentre il 3% dichiara di essere un heavy drinker (più di otto episodi di binge drinking nell’ultimo mese) L’espressione binge drinking viene utilizzata per descrivere l’abbuffata alcolica, facendo riferimento ad una rapida assunzione di bevande alcoliche, così da raggiungere più celermente lo stato di ubriachezza. Inoltre, Il 35% ha risposto di aver bevuto per la prima volta nei bar e discoteche ed il 54% di aver bevuto con amici. Per quanto riguarda il consumo di cocaina, il 3,2% del campione ha dichiarato di farne uso. Infine sono di rilievo i dati relativi all’utilizzo congiunto di cocaina con alcol, nicotina, cannabis ed eroina. I risultati, infatti, hanno evidenziato che l’80,5% fa uso contingente di alcol, il 60,5% di cannabis, il 55,8% di nicotina e il 24,2% di eroina.

martedì 23 luglio 2013

IL TRATTAMENTO INTEGRATO MULTIMODALE


Per ciò che concerne il trattamento e la cura, uno dei principi basilari dovrebbe essere identificato nella possibilità, per coloro che fanno uso di sostanze, di rivolgersi ai Servizi il più precocemente possibile, così da evitare la cronicizzazione dello stato di tossicodipendenza. 

Secondo quanto sottolineato nel Piano d’Azione Nazionale Antidroga 2013, i programmi di trattamento devono basarsi su una terapia integrata e multidisciplinare che tiene conto dei bisogni e delle caratteristiche della persona, quindi i cambiamenti comportamentali che da questo ne conseguono. La possibilità di prevedere risposte specifiche, per un’utenza portatrice di caratteristiche e bisogni differenziati, è alla base del Modello Multimodale Integrato. Tale approccio prevede l’applicazione contemporanea e/o sequenziale di diverse metodologie terapeutiche (intervento farmacologico, psicoterapeutico, sociale), e multimodale attraverso l’utilizzo di diversi strumenti o tecniche nell’ambito d’ogni specifica metodologia terapeutica. 

A differenza dei modelli tradizionali, il Modello Multimodale Integrato risulta essere più flessibile e personalizzabile alle esigenze di ciascuna persona, dunque, maggiormente efficace nel trattamento delle tossicodipendenze. Infatti,la variabilità delle persone e delle sostanze disponibili necessitano la personalizzazione degli interventi, rendendoli funzionali ai bisogni ed agli obiettivi del singolo paziente. Per fare questo, è necessario predisporre un processo finalizzato alla presa in carico totale del paziente, disegnando un percorso ideale in grado di accompagnare la persona verso i servizi a soglia più alta.